Editoriale
di Luigi Prestinenza
Questo nostro Gruppo Astrofili
conta ventun anni ed è vitale come se lo sospingesse ancora l’entusiasmo
di quei lontani inizi. Più vitale ancora, direi, grazie anche a
nuovi apporti di gente preparata e motivata, giovani e meno giovani disposti
a molti sacrifici per la loro passione: levatacce, notti insonni, viaggi
di lungo corso in orari “difficili”. Non parlo di tutti, è ovvio:
ma ho ancora negli occhi e nel più grato ricordo la mobilitazione
e gli sforzi dell’ultima estate, dal lungomare al Rifugio Citelli e al
Parco Gioeni, la sera delle stelle cadenti. Se c’era per queste cose un
grazie da dire, bene, lo dico adesso.
Certo, non siamo ancora
al top, come organizzazione, come attrezzatura. La carenza più grossa
è quella di mancare di un posto stabile d’osservazione, che vanamente
abbiamo inseguito con diversi interlocutori negli anni passati. Non ci
arrendiamo, beninteso: anzi siamo convinti di avviarci alla meta e di raggiungerla,
prima o poi, pure in una realtà cittadina che premia e privilegia
l’effimero delle mostre, dei convegni, degli spettacoli. Chi ha mai detto,
santo Cielo, che gli Enti pubblici debbano spendere ogni anno grosse somme
per organizzare cantate in piazza e divertire la gente, sul vetusto clichè
del “panem et circensem”? Chi se non noi e pochissimi altri ci siamo battuti
per giungere alla realtà stabile di un Museo, di un Planetario,
di un osservatorio civico, strumenti educativi e didattici che non tramontano?
Siamo appagati, comunque, nel costatare che l’astrofilia, nel nostro Paese,
ha fatto le ossa, che è una realtà ormai largamente diffusa
in tutte le regioni, compresa la nostra Sicilia. Che è in grado
di organizzare manifestazioni nazionali, di chiamare a sua volta il pubblico
in piazza, ma per istruirlo, interessarlo, aprirlo ad idee che nessuno
gli aveva porto. Mi è capitato più volte di ricordare che,
quasi cinquant’anni fa, quando chi scrive si permetteva i primi telescopi
ed i primi contatti con le pubblicazioni su cose celesti, gli abbonati
al vecchio benemerito “Coelum” di Horn d’Arturo a Catania eravamo non più
di due. S’era nel primissimo dopoguerra, i soldi erano pochi, le possibilità
di attrezzarsi molto limitate, soprattutto per chi stava al Sud. Oggi è
molto diverso, per chi sa utilizzare le possibilità che ci sono
e mettersi in grado di condurre ricerche a livello pressoché professionale
e di approdare a risultati tanto importanti quanto gratificanti. Certo
ci vuol sempre tenacia, disponibilità, spirito d’adattamento, capacità
d’informarsi e di scegliere: ma dov’è che questo non occorre per
affermarsi, per fare qualcosa d’utile? E, a livello di comunità,
di Gruppi, occorre spirito di collaborazione, franca amicizia, capacità
di stare ciascuno al suo posto, voglia di aiutarsi a vicenda: ma dov’è
che questo non serve per far valere una collettività e avvicinarla
ai propri scopi? L’unione fa la forza: vecchio detto, ma sempre attuale.
Cerchiamo di averlo presente,di ricordarlo in ogni impegno, di restare
una band of brothers, per camminare sulle tracce della più bella
e spettacolare delle scienze, e camminare con profitto, per realizzare
noi stessi, per fare migliori noi stessi e, se possibile, chi ci viene
vicino.
Luigi Prestinenza
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